Lo zafferano, una coltivazione che arriva da lontano, per anni dimenticata e tornata a nuova vita grazie ad un cambio generazionale nel mondo dell’agricoltura. Introdotto in Piemonte nel 1300 fu da subito molto apprezzato: la pianta si adattava molto bene ai terreni delle colline del Sud Piemonte e dava un prodotto molto pregiato. Per anni, sebbene difficile da coltivare e particolarmente delicato, rappresentò una ricchezza al punto da essere definito l’”oro rosso del Monferrato”. Per ottenere un ottimo prodotto, oggi la scelta degli agricoltori è orientata verso una coltura a basso impatto ambientale, utile anche per recuperare alcuni terreni difficili e abbandonati. Si pratica quindi una coltivazione annuale, anziché pluriennale, per garantire massima forza alla pianta e, conseguentemente, per ricavare una spezia di altissima qualità. Una tecnica che esclude anche l’utilizzo di pesticidi, diserbanti e concimi. Ogni anno in estate i cormi di zafferano vengono selezionati manualmente e manuale è anche la raccolta degli “stigmi”, la parte terminale dei pistilli, che viene effettuata quotidianamente sempre nelle prime ore del mattino, prima che le corolle si schiudano. Appena raccolti verranno essiccati a bassa temperatura e saranno pronti per essere immessi sul mercato.