Le api vivono poco, ma dalla loro breve esistenza dipendono tutte le altre forme di vita, inclusa la nostra. Dentro ogni alveare opera un microcosmo perfetto dove migliaia di questi esserini lavorano incessantemente. Nascono, svolgono lavoretti fin da subito e poi salgono verso gerarchie più alte, fino a raggiungere il grado di ape bottinatrice e svolazzare di fiore in fiore favorendo l’impollinazione. Non paghe di questo grande servizio donano anche dell’altro e, senza mai stancarsi, producono dolci cascate dorate: il miele, un prodotto che qui è considerato una risorsa agroalimentare di grande prestigio. La tipologia più diffusa è quella di acacia che si ottiene da una varietà di robinia (in dialetto piemontese gaggia o gazia) introdotta su queste colline all’inizio del ‘900. Inizialmente il legno di questa pianta venne usato per il sostegno delle vigne, poi come legna da ardere andando a popolare intere aree boschive. I suoi fiori a grappolo, ricchi di nettare e profumatissimi, sono una vera e propria leccornìa per le api e il miele che ne deriva è ricco di vitamine e proteine. Oltre all’acacia, ci sono altri pregiati mieli che si ottengono con fioriture che variano a seconda dell’altitudine: il miele di tiglio, quello di tarassaco e castagno, mentre salendo in Alta Langa è imperdibile il millefiori.